Lunedì sono partita per l'avventura del test di ammissione al T.F.A.: per chi non lo sapesse, trattasi dell'ennesima
buffonata
invenzione del Ministero della Pubblica Distruzione per tamponare la
drammatica situazione degli insegnanti precari. Dopo una selezione che
prevede tre prove, con conteggio di punti derivati da media
universitaria, voto di laurea, anni di insegnamento, si potrà far parte
di quei 10 o poco più fortunati che dovranno sborsare 2500 neuri per un
anno di corso, con tirocinio incluso. E poi finalmente siamo di ruolo!
See, col cavolo, ma intanto è una speranza in più.
Dunque lunedì prendo il treno delle sei, per arrivare puntuale
all'appello delle otto, dopo una notte passata a fare le capriole nel
letto, con Apollo che mi faceva l'eco - forse la pizza ci è rimasta
sullo stomaco.
Avessi saputo che per le formalità burocratiche erano previste due ore, me la sarei presa con comodo, come in tanti hanno fatto.
Anzi, avessi saputo che
- arrivo alle otto
- inizio alle dieci
- consegna non prima delle 12.30
mi sarei attrezzata meglio.
Non ho idea di quanti disperati fossimo, sparpagliati tra le varie aule, ma almeno 300 sì. Per 10 posti 10.
Il
test è stato il classico terno al lotto - in questi giorni se ne sono
sentite di cotte e di crude, in particolare per filosofia, con domande
sbagliate o prese dall'enciclopedia più specialistica in materia, nelle
note e piè di pagina.
"Becero nozionismo", l'ho sentito definire -
e mai parole sono state più azzeccate. Perché come fai a ricordarti la
collocazione museale di ogni opera d'arte che studi? Capisco le più
importanti, ma tutte tutte è impossibile oltre che inutile.
Durante la prova, fortunatamente si poteva uscire - sorvegliati
speciali con tutor al seguito. Anziché andare alla toilette come tutti,
me ne sono rimasta per un po' al sole, visto che in aula si congelava e
che la mia schiena protestava di brutto. Le sedie universitarie sono
l'apice della scomodità, ottime per non addormentarti durante le
lezioni, ma non l'ideale per una signora in stato interessante.
Non è mancato il classico rompiballe, che ogni 3x2 doveva alzare
la mano e importunare tutti con le sue domande insulse. L'avrei buttato
nel canale.
Il giorno seguente, online c'erano già le risposte esatte: da un
rapido conto, sono al limite tra l'essere passata e la bocciatura.
Speravo
che il verdetto fosse meno in bilico, magari con l'ago pendente verso
il "no". Non ho la forza di rimettermi a studiare per la prova scritta,
che sarà tra meno di un mese, di sabato, nel giorno del matrimonio del
mio fratellino americano.
E poi se anche questa andasse bene, ci sarebbe l'orale. E poi il conto dei punti. E se anche alla fine passassi per puro
culo miracolo, ci sarebbe l'obbligo di frequenza.
Ma me lo dite come posso frequentare con un neonato al seguito?