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11 luglio 2011

America: la versione di Pythia

La luna di miele che ho sempre sognato aveva come meta l'Egitto: una crociera lungo il Nilo dal Cairo ad Assuan, con mezza giornata di escursione e l'altra mezza di pacchia, a sorseggiare the alla menta. Con un tempismo perfetto, i miei amici del Cairo hanno ben pensato di fare un po' di baraonda e io sono stata costretta a cambiare destinazione - oltre che a interrompere il sottile ma non troppo lavaggio del cervello sul mio Apollo.
Così America fu: viaggio on de rod da San Francisco a Phoenix con toccata-e-fuga a Nuova York.
Comincia qui il resoconto non dettagliato dell'avventura dei novelli olimpici sposi.

Gli americani sono deliziosi, nonostante tutti i lori difetti e le loro assurdità. Prendiamo per esempio l'ESTA, il visto on-line: vai sul sito dedicato e compili un questionario, che ti darà una prima autorizzazione ad entrare nel Paese - ma che non garantisce che alla dogana ti lascino effettivamente passare. Troverai domande del tipo "Sei un terrorista?", "Sei una spia?", "Sei coinvolto in contrabbando di sostanze illecite?". E io te lo vengo anche a dire, pirla.
Dopo quasi un'ora di attesa lungo un serpentone umano che sembra non finire mai, arrivi dal poliziotto che ti esaminerà i documenti e ti scatterà una foto e ti prenderà le impronte digitali (al dna non ci sono ancora arrivati, ma manca poco): hai la coscienza pulita, i documenti sono in ordine, nel bagaglio non c'è nulla di illegale ma non puoi evitare quel brivido di panico all'idea che possano trovare un cavillo per mandarti a casa. E invece il poliziotto gentile ti chiede se è la prima volta negli States, tu gli dici che è la tua luna di miele mostrando con orgoglio la fede che indossi da meno di 24 ore, e lui diventa tutto uno zucchero che tra un po' ti viene pure la carie.
A SanFra non potevi fermarti per la strada con una mappa in mano, che nel giro di due secondi si avvicinava qualcuno a chiedere se avevi bisogno di aiuto.
Nei ristoranti mancava poco che ci stendessero il tappeto rosso: e va bene che i camerieri guadagnano sulle mance e quindi il servizio deve essere eccellente, ma il più scortese ci ha detto "come posso aiutarvi?". Italiani, che ne dite di prendere esempio? Un pochino, eh, non chiedo tanto. 
L'apice della cortesia l'abbiamo trovato a Sedona, un paesino dell'Arizona dove saremmo rimasti un altro mese almeno, semplicemente meraviglioso. Siamo in giro per i negozietti di souvenir a caccia di regalini per gli amici e per noi: in uno vedo una maglietta che mi piaceva tanto, ma non c'era la taglia. Chiedo alla commessa, lei guarda in magazzino ma non trova niente, così si offre di fare una telefonata al negozio che coordina la distribuzione (la maggior parte dei negozi facevano capo a un'unica gestione). Sono fortunata, la maglietta c'è nel negozio di là della strada. Andiamo, la commessa ci accoglie con la maglietta in mano, neanche avessimo scritto in faccia "siamo noi": c'è un problema, non è la stessa che volevo io, ha un disegno simile ma che non mi piace (sono una rompiscatole lo so). La commessa prende il telefono, chiama il responsabile di cui sopra, descrive la maglietta nel dettaglio ma con aria sconsolata mi dice che sono finite, resta solo la taglia piccola. Però, aggiunge, nel negozio qui di fronte (di altra gestione) ieri sono arrivati un bel po' di scatoloni, quindi forse loro hanno la stampa che ti piace.

Scena simile, ieri, in Altopiano: negozio di abbigliamento, vedo un paio di scarpe da ginnastica molto carine e soprattutto lilla. Non trovo il numero, quindi chiedo: no, non c'è. E...? Niente, stop. Strano, mi pareva che il negozio avesse un gemello, poco distante, stessa gestione, stesso titolare. Abbiamo dovuto chiedere *noi* la cortesia di telefonare. E anche se così non fosse stato, ti fa così schifo propormi un prodotto simile? Cercare di capire i miei gusti/quello che sto cercando/di cosa ho bisogno? Mi fai sentire oggetto di attenzione e interessamento, ti mostri disponibile, il peggio che rischi è che ti dica "no grazie" ma se ti va bene 1. compro l'alternativa e 2. torno da te la prossima volta che ho bisogno perché so che mi tratti bene.
Voglio tornare in America...!!!

4 commenti:

  1. Concordo tutto quello che hai detto...hanno un altro modo di fare. Questo non capita solo nei negozi, dove tra l'altro mi sembra necessario, ma anche sul posto di lavoro. Ho una capo, fino allaa fine della mia esperienza qui in US, che e' gentilissimo. Molto lontano dai normali cliches italiani, dove spesso sono inarrivabili e molto contrariati. Mi ha sempre accolto con un sorriso, anche nei momenti in cui era piu' impegnata. E quando non riesce a riceverti ti dice passare piu' tardi dopo essersi scusata. Che dire...un altro mondo!

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  2. Sono vere tutte le cose che hai detto (dell'Italia, in America non cisono mai stata, ma è anche vero il contrario: ho lavorato diverse estati come cameriera, barista, rosticciera e commessa d'abbigliamento e posso assicurare che i turisti spesso non si rendono conto del fatto che stai li a farti il culo dalle 10 alle 14 ore al giorno per 700 schifosi euro ell'unico mese in cui non studi o fai altri lavori e potresti essere in vacanza mentre loro in vacanza ci sono e potrebbero pretendere un pò meno non irritarsi se c'è da aspettare e non incazzarsi se non si può fare come vogliono loro, d'altronde siamo tutti umanied i miracoli non li sappiamo fare!

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  3. @Waterwitch: ho lavorato in gelateria d'estate e so com'è quando ti trovi i turisti rompiscatole - che per la maggior parte sono *italiani* :-P

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  4. Sì anche questo è vero, gli stranieri hanno più rispetto!

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