Molto tempo fa, quando ancora avevo un sacco di chili in piu' e una montagna di capelli in testa, usavamo, con gli amici, fermarci a parlare, anche di cavolate, seduti su un gradino di una casa per strada. Delle volte ci fermavamo fino a notte inoltrata. Non ci importava cosa sarebbe successo una volta oltrepassata la porta di casa. Si partiva da argomenti stupidi per finire su quelli piu' seri per poi ritornare all'ennesima stupidaggine da commentare. Non avevamo pensieri, e se anche ce ne fossero stati, non erano mai cosi' grandi.
Ed ora che potremmo stare per quanto tempo vogliamo in giro, per quanti pensieri abbiamo, per quanti potrebbero essere argomento di lunghe conversazioni, per quanto siamo ancora amici non abbiamo lo stesso tempo, la stessa testa e quando ci incontriamo ci facciamo una divertente chiacchierata. Tornando a casa nel nostro indomabile silenzio con tante parole non dette.
E' esattamente ciò che occorrerebbe fare oggi per iniziare a ribellarsi: trovarsi in giro per PARLARE e CONFRONTARSI.
RispondiEliminaSono i cittadini che devono tornare al centro.
Per questo vedo sempre male le manifestazioni odierne, con le "celebrità" dell'industria dell'indignazione che dicono la loro a un gruppo di spettatori: grandi boati d'indignazione, dopodichè tutto torna come prima.
E' vero, da giovani c'è sempre più tempo per parlare, ma anche ora si deve ritrovare quel tempo. Io ho la fortuna di sentire alcuni miei amici su Skype, dove non ci si vede, ma si può parlare quanto si vuole.
RispondiEliminaDavvero un bel pezzo malinconico!
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