Disclaimer

Licenza Creative Commons
aprovadicrash by Aprovadicrash is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
Based on a work at aprovadicrash.blogspot.com.
Permissions beyond the scope of this license may be available at crashtestbloggers@live.it.
E' consentita la copia del materiale contenuto in questo blog, purché non a fine lucroso, e comunque mediante citazione delle fonti. La proprietà intellettuale resta comunque dei singoli autori. Questo blog non rappresenta una testata giornalistica. Esso viene aggiornato senza alcuna periodicità.

Visualizzazione post con etichetta ricordi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ricordi. Mostra tutti i post

13 ottobre 2011

Untold Words



Molto tempo fa, quando ancora avevo un sacco di chili in piu' e una montagna di capelli in testa, usavamo, con gli amici, fermarci a parlare, anche di cavolate, seduti su un gradino di una casa per strada. Delle volte ci fermavamo fino a notte inoltrata. Non ci importava cosa sarebbe successo una volta oltrepassata la porta di casa. Si partiva da argomenti stupidi per finire su quelli piu' seri per poi ritornare all'ennesima stupidaggine da commentare. Non avevamo pensieri, e se anche ce ne fossero stati, non erano mai cosi' grandi. 
Ed ora che potremmo stare per quanto tempo vogliamo in giro, per quanti pensieri abbiamo, per quanti potrebbero essere argomento di lunghe conversazioni, per quanto siamo ancora amici non abbiamo lo stesso tempo, la stessa testa e quando ci incontriamo ci facciamo una divertente chiacchierata. Tornando a casa nel nostro indomabile silenzio con tante parole non dette.

22 giugno 2011

I temi di maturità

Io consiglio ai maturandi di non ascoltare mai le ipotesi di temi dette dai giornalisti e di non affidarsi mai ai temi classici.

Quest'anno hanno ipotizzato come temi i 150 anni dell'unità d'Italia, Fukushima o altri temi. Nulla di più sbagliato, ovviamente. Ogni anno ci ricadono nelle stesse teorie puntualmente smentite.

Tra l'altro io fino al 1999 quando vedevo i titoli dei temi, iniziavo ad avere un misto di sudorazione e pensavo - ecco se becco questo tema, sono fottuto. Dal il 2001 invece penso sempre "Se facevo l'esame quest'anno ero fottuto, meno male che ho già finito. E nel 2000? Nel 2000 non so com'è ma sono riuscito a fare un tema decente. Quell'anno è stato l'anno d'oro dei temi, ho preso il mio unico 8 in un tema di storia - il dopo guerra - ed l'unico 7 in un tema d'italiano.

Che poi io ho sempre odiato i temi, scrivere su un argomento imposto da qualcuno. E' strano forse per un blogger, ma forse no, perché in un blog il tema me lo scelgo io e non c'è la prof che arriva con la penna rossa a sottolineare gli errori e dare un voto che spesso è soggettivo. Perché se io scrivo un pezzo di tendenza sinistra e ho la sfortuna nera di beccare uno dei pochi professori di destra, sono di nuovo fottuto. Poi andava scritto in brutta e riscritto in bella, che pizza. Per la cronaca mi diedero 11 punti su 15 al tema d'italiano, io speravo almeno in un 12, ma va bene così.

1 marzo 2011

torte.


non ricordo il 1° né il 2°, e non capisco perché molte cose belle debbano passare senza lasciar traccia.

il 3°, 4°, 5 a tratti di memoria, sono stati bellini, dai, anche se ne so ben poco.

dal 6° in poi fino a scivolare al 14° non ci ho capito una beneamata.

15-18? sembra una guerra ed un po' lo è stato.

mare calmo, poi mosso, poi agitato e poi calmo nuovamente fino al 23°.

sono arrivato a 24 e non so che cazzo dire (ironico). ma eccomi qui, e per molto tempo (mi auguro) non mi leverò dai coglioni.

(niente canzoncine, ma potete anche canticchiarle in mente: quello mi farà piacere. eddai. fatelo. dai. bravi. nel frattempo ho preso un accendino, e soffiato su una fiamma. tantiauguriammè.)


31 dicembre 2010

capo-danno (non farò il trenino. giuro.)



finisce quest'anno. c'era da aspettarselo, accade tutti gli anni lo stesso giorno...o no?

finisce quest'anno fatto di belli e brutti ricordi. finisce e se li trascina via, con un colpo di spugna. con la prontezza di una massaia che deve far risplendere casa propria in attesa di avere ospiti, e con la differenza che io non so ancora chi cazzo "ospiterò", o chi farò entrare nella mia vita. di sicuro so chi è ormai bandito. e questo è già un gran bene.

finisce questo 2010 che ha avuto 365 occasioni per farmi rinnegare e non le ha sfruttate tutte, e per questo lo ringrazio.

finisce questo 2010 che ha avuto altrettante occasioni per farmi sorridere e non le ha sfruttate tutte, e per questo lo mando a fare in culo.

finisce questo 2010 e mi rendo conto che effettivamente è stato, più che un annus horribilis o annus mirabilis, un annus lunaticus. ma non è meglio così, odio quando le cose non assumono un carattere certo.

e comunque, tra 24 ore sarà già finito tutto, abbondantemente. è questa la grande illusione, la grande beffa, in cui ogni anno crediamo: un numero, l'ultimo numero, posto sull'ultima pagina del calendario.
ebbene, questo numero per noi è magico: brindiamo sperando che dal primo giorno dell'anno nuovo cambi tutto. bene, ignavi miei, anno nuovo o meno il cambiamento sta a noi. cacciate gli attributi.

nel frattempo, auguri, e facciamo (mi ci metto in mezzo) poche cazzate, l'anno venturo. per prima cosa, non farò il trenino. poi, per il resto, si vedrà.

27 dicembre 2010

meet me in montauk.


l'altro giorno ero in macchina, aspettando che arrivasse una persona e poi, poi mi sono accorto di quanto il tempo passi velocemente. ma la memoria resta. ed è giusto così. no?


2 dicembre 2010

non ci potevo credere quando ho scoperto che...


non ci potevo credere quando ho scoperto che babbo natale non esisteva.
non ci potevo credere quando ho scoperto che molto spesso una persona è diversa da quello che sembra (e lo puoi dire così :) oppure così :( ).
non ci potevo credere quando ho scoperto che mio nonno mi aveva donato la sua macchina.
non ci potevo credere quando ho scoperto che ero riuscito a prendere quel pezzo di carta che me la fa portare la macchina.

non credevo in tante cose che poi sono successe. perché? perché sono un pessimista del cazzo. e lo dico, almeno sono sincero con me e con gli altri. però l'euforia e la gioia di sapere che un "desiderio in cui non speravi" si è avverato, quella lì, è favolosa, come tuttavia, in contropartita, il "veder crollare un mito". c'est la vie.

29 novembre 2010

eternal sunshine of the spotless mind (ovvero: no, non ve lo dico nel titolo come lo hanno tradotto in italiano, ché me ne vergogno)



"eternal sunshine of the spotless mind". un titolo inglese "serioso" per un film tutt'altro che noioso.
"se mi lasci ti cancello". un titolo italiano "stupido" per un film che stupido non è.
jim carrey. un attore che sa essere sia stupido sia serioso, ma mai noioso.
kate winslet. una donna che se ve la ricordate solo per titanic, per favore, andate a fare un giro. non starò qui a raccontarvi la trama del film, non mi vanno spoilerate a destra e a manca, ma vi dirò solo che, se non l'avete visto, se siete tipi "emotivi", se un po' siete teneroni ma, no, 3 metri sopra il cielo non è contemplato nella vostra biblioteca, allora ve lo consiglio. davvero. non ve ne pentirete.

[ne parlavo in via flash, ma in un'altra occasione, in una nota, qui, se volete spulciate.]

21 novembre 2010

the show must go on.

qualcuno mi faceva riflettere l'altro giorno, dicendo che sarebbe stata un'ipocrisia cancellare i ricordi.
in effetti è una cazzata, farlo, bella e buona.
in effetti il ricordo è qualcosa che non c'è più.
in effetti, il ricordo è qualcosa che non c'è più, che c'è stato, che ti ha fatto crescere.
in effetti, il ricordo è qualcosa che non c'è più, che c'è stato, che ti ha fatto crescere, che ti ha colpito ma che ora è svanito ed è giusto così.
d'altra parte brian, quando scriveva all'inizio per freddie "the show must go on" voleva pure dire qualcosa...o no?




9 novembre 2010

back to the flash.

considero memento un gran film. davvero. è un film in cui la fine "reale" avviene a metà. ma con questo non vi ho rovinato nulla eh. memento mi serve solo a dire che, nei film, i flashback sono "cosa buona giusta": creano suspence, un ritmo incalzante, la giusta dose di adrenalina. ma, ormai, lo sappiamo tutti che la vita non è un film, e non servivano gli articolo 31 per dirlo, ma la vita è...vita. perciò, senza atteggiarmi, dico una cosa sperando di riscuotere successo, non per avere voglia di fama, ma solo per sapere che, sì, in effetti, c'è ancora qualcuno che la pensa come me: i flashback nella vita fanno schifo (e non lo dico perché mi voglia buttare addosso vangate di pessimismo, eh). pensate ad un ricordo. pensate che quello era una bella sensazione. pensate che quella sensazione, una volta finita vi ha fatto rodere il fegato. se avete fatto tutto ciò, mi avete capito. e, tra l'altro, sono arrivato alla conclusione che carlo, di cui parlavo in più di un mio post, alla fine, aveva ragione: certe cose sono come la coda dei cani, che te la porti sempre dietro, anche se è alle spalle. anyway, the show must go on, e sarà un bello show. ne sono certo.

5 ottobre 2010

A matter of empathy (storia vera, dal titolo inglese, ma dallo svolgimento italiano)


voglio raccontarvi una storia. direte "che novità!", ma questa è una storia diversa, è una storia vera. una storia che parlerà di un sentimento che forse esiste, forse no. sto parlando dell'empatia.

lo scenario:

ok. io vivo in una città piccola siamo 60000 anime, circa, per quelli che l'anima ce l'hanno ancora e a queste 60000 bisogna chirurgicamente sezionare gli abitanti della città alta (storica) dalla città bassa (commerciale e industriale). ah per la cronaca io abito nella città bassa, e non voglio fare campanilismi. non è la sede adatta.

dicevo. quando hai quattordici anni e non hai un motorino l'unica cosa che puoi fare per muoverti è o diventare un maratoneta e muoverti by yourself o prendere l'autobus che ti porta sopra, in collina, per fare una camminata lungo il corso (le cosidette "vasche").
ebbene quel giorno, guardacaso, lasciai perdere la maratona e presi l'autobus per salire. c'era (e c'è ancora, e mi ha fatto specie rientrare in quel posto dopo nove anni e trovare gli stessi proprietari, UGUALI, tranne la ragazzina che io chiamavo "trilly" e che ora non è più ragazzina, molto carina, direi) un bar, al centro di una piazzetta, di cui non posso dirvi il nome, ma mi limiterò a dire che questo posticino:

  • è diventato un bar di moda (e sono contento)
  • è situato davanti al liceo classico e affianco ci sono i portici e la camera di commercio, e dietro i templi romani. chi è del posto avrà capito.

ma non è questo il punto. il punto è che ci si ritrovava per prendere un caffè o se eri più spavaldo una birra perché sì, "avevi quattordici anni". quel giorno non volevamo dimostrare nulla a nessuno, e perciò optammo per il caffè. ad un certo punto ci accorgemmo che un tizio, si era rivolto a noi dicendo che avevamo l'età di suo figlio, e che suo figlio stava male. lo ignorammo, quasi, si sa cos'è la diffidenza (che è una brutta bestia, e purtroppo lo ignorai pure io, mi vergogno a dirlo, tuttavia mi incuriosì), ma quando, dopo cinque minuti si avvicinò e ci offrì tutto quello che era sul tavolo perché lo avevamo ascoltato decidemmo di starlo a sentire.

un reietto. un rifiuto, secondo la società, almeno. era alto, un armadio, barba sfatta e mascella definita, se non sbaglio aveva anche il suo nome tatuato, ed indossava una maglietta a maniche corte, e un paio di pantaloni, bianchi entrambi. alcolizzato, da quello che ci diceva, e lui si girava i bar della città alla ricerca ogni volta del suo "nettare vitale". una storia abbastanza triste, se contate che era caduto in depressione da quando suo figlio stava male. ancora più triste, se pensavate al paragone con una sorta di fantasma condannato fino alla fine a subire.

ora, io ero amico di altra gente rispetto ad ora, ma la cosa che mi colpì, fu la predizione che mi diede...mi guardò negli occhi e disse "tu, un giorno scriverai, e la gente leggerà, e io, mi ricorderò di te quando leggerò il tuo nome". io volevo fare il giornalista, o comunque scrivere, e lui me lo aveva predetto. fu un momento di grande empatia, alla quale credo, anche se alcuni la reputano una boiata pazzesca.

vi rendete conto? questo tizio che conoscevo da venti minuti mi aveva già capito e gente che conoscevo da una vita (relativamente, che "vita" è una vita lunga quattordici anni? troppo acerba per definirla vita) stentava ad inquadrarmi.

ora, sono passati nove fottutissimi anni e questa frase me la ricordo come se ce l'avessi davanti, nico, ché così si chiamava. io non so chi era, nico, non lo vidi più se non un'altra volta, e io lo chiamai e lui mi riconobbe. in nove anni, una volta sola. mi piacerebbe sapere che fa, e magari mi piace pensare, che, forse, lui stia leggendo queste pagine e stia dicendo "avevo ragione". magari suo figlio sta bene ora. magari lui non beve più. magari si ricorda ancora. mi piace pensare tutto questo, perché questa è una storia vera.

(questa storia è venuta fuori l'altro giorno parlando con michele_d, che mi ha ricordato di quando gli raccontai quel fatto. grazie, michè.)

Post più popolari