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Visualizzazione post con etichetta vita vissuta. Mostra tutti i post
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17 maggio 2012

E che son gusti

E che ti possono chiedere il tuo colore preferito e magari lo cerchi intorno per indicarle la sfumatura che apprezzi di più'. E cominci a guardare dappertutto provando a trovare qualcuna vagamente somigliante. E poi ti giri e guardandola negli occhi la vedi li, in mezzo ai tanti toni dell'iride. E questo un po' ti cambia la giornata.

14 luglio 2011

c'est la vie.

ieri sera ero talmente rotto di coglioni, a tavola, che ho fatto un verso diversivo. sapete di quelli tipo: "mmh", "eh sì", "già". però stavolta era un rutto.

(perdonate la mia assenza, tornerò presto, e anche riposato, spero.)

6 giugno 2011

Piziavventura

Domenica pomeriggio a zonzo sui colli a bordo del carro solare di Apollo (leggi: scooter).
Il tempo non è dei migliori, siamo partiti col sole e un po' alla volta si è rannuvolato. Stavamo tornando verso casa, ma pur sempre persi in una strada nel nulla tra i boschi. Qui, non in città, non vicino a una qualsiasi parvenza di abitazione, restiamo con una gomma a terra.
Chiamo in soccorso l'OF che ovviamente non è a portata di mano. Mamy seppure più vicina non ha i mezzi per aiutarci.
Apollo mi lascia a bordo strada a fare la guardia al mezzo mentre lui si sarebbe diretto verso casa di un amico cowboy che avevamo da poco superato: "poco" su due ruote ad almeno 60 km orari, in discesa equivale a "molto" se a piedi e in salita.
Me ne sto a twittare nella speranza di un soccorso, sai mai che le nuove tecnologie funzionino davvero, quando si ferma un'auto: subito pensavo mi stessero prendendo per i fondelli dato che il guidatore é passato ridendo. Poi lo vedo fare marcia indietro: mi chiede se sono insieme al ragazzo che ha appena accompagnato da Nike, gaudio e tripudio, Apollo é arrivato dall'unico in zona che forse ci può aiutare!
I tre moschettieri, Apollo, Nike e Ciuchino arrivano armati di micro compressore: gomma gonfiata, ma un inquietante soffio esce dalla valvola. Sappiamo già per pregresse esperienze che ci toccherà farcela a piedi, elemosinando un accendisigari alle auto di passaggio per gonfiare la gomma di tanto in tanto.
Cominciamo la discesa, Apollo con lo scooter al traino, io con i caschi sottobraccio come Baby i cocomeri in Dirty Dancing. Dopo un tot sentiamo un clacson insolente dietro di noi e incredibile ma vero è l'OF che grazie il mio sos-gps ci ha raggiunti. Sento spuntare un moto di ammirazione per le nuove tecnologie. Una diagnosi veloce quanto drastica toglie ogni speranza di non farci tutta la strada a piedi.
Chiamiamo gli olimpici genitori perché vengano a recuperarci a valle e, gambe in spalla, proseguiamo la passeggiata.
Nel frattempo comincio a ricevere messaggi di supporto via Twitter e Faccialibro, seppur misera è stata una piacevole consolazione!
L'epilogo é presto detto: arriviamo al distributore con meccanico annesso, chiamiamo il titolare, depositiamo le chiavi del mezzo e torniamo a casa sani e salvi giusto prima della pioggia.

Recupero l'appuntamento fotografico settimanale, i compiti per casa li svolgo puntualmente ma non ho mai tempo di postarli: abbiate pietà di questa povera Pizia oberata dai vaticini!


13/52 - Rosso rubino

20 maggio 2011

ho passato diversi pomeriggi a guardare una serie tv.


vorrei tanto che la mia vita somigliasse ad un telefilm.

ogni giorno una puntata nuova, ed in effetti è già un po' così: ci sono quelle giornate in cui succede di tutto e che potrebbero, per analogia, somigliare a quelle puntate in cui tu esclami "no! non può essere! madò!".
nei telefilm c'è sempre il protagonista, che è un po' insoddisfatto, una persona normale (tranne se vedete smallville) circondato da persone normali (tranne se vedete smallville) con abitudini normali (tranne se vedete smallville).

la mia vita, sì, deve essere come un telefilm.

con una trama, avvincente, che poi ha il momento in cui si arena, e poi *tac* scatta il colpo di scena, entrano nuovi personaggi, ti devi trasferire a manhattan o, se ti va male, a tagliacozzo (cercate su wikipedia). e nel caso non è manhattan la scelta del destino poi comunque si riprende, la storia, e devi poi andare avanti. e chissà, poi conosci la ragazza della porta accanto, cheppòi non è la ragazza della porta accanto perché accanto a te c'è il vuoto in quanto abiti in una casa singola, ma è una "metafora", diamine, non capisci manco le metafore?

dicevamo.

la mia vita dovrebbe essere come un telefilm: ogni tanto far partire una nuova serie. così magari potrei anche spoilerare.

15 marzo 2011

considerazioni. /2

ci vorrebbe un terremoto tipo giappone nella mia testa, per poter spostare di 10 cm l'asse di rotazione della mia personalità, magari senza tutti quegli effetti devastanti, su cose e persone.

21 dicembre 2010

uh. grazie. mi serviva.


tempo di natale. tempo di doni. tempo di doni magari azzeccati, magari no. io questa mania qui del dover per forza regalare qualcosa non la capisco. mi sforzo, ma proprio niente eh.
ci sono quei regali, tuttavia, bellissimi. quelli che con 2 euro di spesa ti fanno scendere un brivido lungo la schiena, forse perché, in gran parte, è merito della persona che te lo porge, questo benedetto regalo. io, personalmente, ho sempre puntato ad avere un tocco di personalizzazione, chiamiamola così, nei regali. regali dotati di un'apparente stupidità che in realtà codifica un messaggio che solo io e l'altra persona sappiamo (o pochi altri).

proprio per questo detesto il regalo fatto con la "bocca storta".

non ne voglio di regali, 'fanculo, 'fanculo. non se tu dai a vedere che le cose le hai fatte perché "le dovevi fare". e detesto pure quando devi, nonostante tutto, ringraziare perché, altrimenti, "è cattiva educazione, e non si fa, eh". tuttavia come reagireste se, puta caso eh, vi arrivasse un bella statuetta da mobile oppure una saponetta a forma di animale oppure ancora una candela? ma queste, aggiungo, sono solo ipotesi, ché la gente, no, non li fa regali così ad un ragazzo di venti e rotti anni, no, no.

14 dicembre 2010

nonostante tutto.

è bello stupirsi ancora, nonostante tutto. come quando è sera (ieri sera, per la precisione), freddo perché dovrebbe essere freddo, così, di suo, e comunque rimani ancora sorpreso quando scopri che fiocca, affacciandoti alla finestra.

10 dicembre 2010

La seconda panchina del vialetto (vicino la croce)


- Ci vediamo al solito posto?!?
- Si....ma chi si avvia???
- Non io di certo, arriverei tardi....e addio posto a sedere
- Vabbe' dai penso che qualcuno si avviera', provo a fare qualche telefonata e poi ci risentiamo! *click*

....il solito posto era un luogo di incontro, ereditato da generazioni antecedenti la mia. Era la seconda panchina del "vialetto" (partendo dalla fine). Il nostro modo per stare insieme, senza alcun pub, senza alcun riparo. Qualcuno forse della mia eta', ricorda quando il viale nei giorni festivi era pieno di gente che passeggiando chiacchierava con altri.....si ritrovavano tutti lì.
Non avevano bicchieri di cocktail o birra in mano, si rideva, piangeva, ricordava e raccontava tutto cio' che la giornata scolastica o di lavoro portava o avrebbe portato. Non c'era un limite di eta', eravamo giovani tra i giovani. A quelli piu' adulti, era riservato un viale parallelo dove si parlava di altro, dove si riuniva altra vita con altri tempi.
Ricordo il sabato, quando il freddo ancora ci permetteva di uscire, quando si riusciva a sopportare, il viale si riempiva. Il vociare misto al rumore delle moto che qualcuno portava con se', creava un ambiente ideale dove poter stare.
Le panchine erano il posto a sedere per poter vedere il passeggio delle tante persone, arrivate in ritardo, che aspettavano che qualcuno si alzasse, per poter riposare anche le loro, di gambe. Spesso il sedersi era il mondo per poter creare un punto dove incotrarsi, anche se poi passavi la serata in piedi a parlare. Anche le passeggiate, pur di non perdere il posto tanto sperato, si facevano a turno, alcuni arrivavano altri si alzavano ed andavano per poi ritornare.
Ogni panchina, almeno quelle in fondo erano luogo preferito delle comitive, panchine sature di gente. Ognuna aveva diritto ad una, anche perche' la distanza con quella successiva o di fronte, non dava motivo di stare insieme. Penso che ogni comitiva sceglieva una panchina dove ritrovarsi, e quando questa era gia occupata, si cercava di prenderne un'altra....attendendo che si liberasse.Venivano fatte vere e proprie ronde.
Immaginate che questo avveniva per ogni panchina installata lungo il viale (circa trenta), o almeno per una buona parte....
Oggi questo purtroppo non c'e' piu'....molti di noi, hanno lasciato il paese verso l'universita' perdendo l'abitudine di incontrarsi.....le nuove leve (quelli qualche anno piu' piccoli di noi) hanno cambiato ritrovo, preferendo angusti luoghi dove il caos e il rumore regna.
...forse temendo di perdersi preferiscono stare ancora piu' vicini fino a schiacchiarsi.....

oh (sogno o son pesto).

oh,

inconscio, se incominci a prendermi per il culo pure tu, secondo me non ci siamo. non è buona cosa. sì, che poi l'inconscio ti dovrebbe rassicurare, mandare bei messaggi, farti sorridere, invece che fa? ti fa sognare. ed è terribile aprire gli occhi e pensare che il sogno che stavi facendo era effettivamente un sogno.
mi è capitato stanotte. ma, dio, vi dico, un sogno veramente vero. uno di quei sogni con vestiti comuni e

gente che non vedi più ma che poi, nei sogni,

rivedi e allora va bene, nei sogni,

è tutto a posto, nei sogni,

la vita scorre come un rubinetto aperto senza le incrostazioni di calcare, che apri e chiudi quando vuoi tu, nei sogni.

mavvaffanculo, nei sogni.

e anche nella vita reale, mi sa.

sì, perché ero lì, tutto convinto che "oh le cose stanno andando bene, stranamente" e invece no. invece, maledetto inconscio fancazzista che non hai altro da fare che bighellonare dalle mie parti e coglionarmi senza troppo ritegno, non era vero. io ti considero mio amico e tu mi tiri un colpo basso come questo? dai, no, non si fa. fossi un maestro te lo farei scrivere 100 volte sulla lavagna. ma sono uno studente, e più di una volta è toccato a me, farlo.

oh.


6 dicembre 2010

come in un cerchio. (con le diramazioni, però.)



[...] "perché se poi ci pensi è come un cerchio in cui sono state costruite tante diramazioni che, volente o nolente ti riportano sulla via principale. la vita è tipo una nuvola di punti collegati tra di loro costruiti intorno a quel benedetto cerchio di cui ti parlavo e la cosa bella è che puoi andare solo avanti e questo va bene, ma poi ci sono momenti in cui, cazzo, vorresti tornare indietro ed è come se ci fossero degli omini agguerriti in antisommossa che ti spingono nell'altra direzione. e comunque, prima o poi, al punto di partenza ci torni. è un cerchio no? boh, non lo so, mi demotiva alquanto sapere che forse è tutto scritto, che alcune parole che non hai mai pronunciato sono già state dette da qualcun altro, che, forse, non ho libertà di scelta e che i momenti in cui sono rovinato vergognosamente a terra, anche quelli, erano già decisi. in ogni caso vado avanti, sperando che la "regia" si inventi qualcosa di meglio rispetto ai film che ha già girato e che non ancora mi fa vedere..." [...]

[in cerchio. in loop. le situazioni si ripropongono. per fortuna purtroppo, come il titolo di un album di una cantante italiana, che ora, purtroppo - senza per fortuna - si è ridotta a pubblicizzare cioccolatini al caffè.]

considerazioni.

è incredibile, certe volte, con le persone giuste, bastano 1 chilo di bucatini, un po' di polpette, una bottiglia di quello buono, e un sacco di risate per capire che, massì, la vita ti offre degli spunti abbastanza interessanti.

3 dicembre 2010

piantala.


“un albero che cade in una foresta fa rumore se nessuno lo sente?” (cit.)

i biologi ci hanno diviso per “regni” ossia: quello animale, (e guarda il caso, siamo bestie), quello vegetale e quello minerale. però pensavo, magari c'è qualche “parentela” non dico tanto con le “pietre” ma almeno tra le due tipologie di “viventi”.

e così, sulle persone:

  • alcune persone sono rose: ti avvicini, sono bellissime, vistose, ma poi ti pungi e a volte il loro odore da fastidio, altre volte “non sanno di niente” (e, comunque, appassiscono inevitabilmente)

  • alcune sono gigli: simboli di “purezza” e per questo non si fanno “scalfire” da nessuno.

  • alcune sono girasoli: vanno laddove c'è l'energia positiva, e sono sempre al top della forma, e spariscono non appena non c'è luce.

  • alcune sono prati all'inglese: stanno lì, terra terra, e ci piove sopra e quando gela fa la rugiada (si dice la “'uazza” dalle parti mie) e poi vengono calpestate in continuazione ma rimangono sempre allo stesso modo.

  • alcune sono gramigna: inutili e fuoriluogo, rovinano tutto ed è difficile l'atto di estirparle (ossia, levarseli dai cosidetti è un'impresa).

  • alcune sono erba rotolante: vanno laddove la corrente le porta, “dantescamente” ignavi.

  • alcune sono piante carnivore: “uh, che bello!” zac!


e poi ci sono i cachi.


2 dicembre 2010

non ci potevo credere quando ho scoperto che...


non ci potevo credere quando ho scoperto che babbo natale non esisteva.
non ci potevo credere quando ho scoperto che molto spesso una persona è diversa da quello che sembra (e lo puoi dire così :) oppure così :( ).
non ci potevo credere quando ho scoperto che mio nonno mi aveva donato la sua macchina.
non ci potevo credere quando ho scoperto che ero riuscito a prendere quel pezzo di carta che me la fa portare la macchina.

non credevo in tante cose che poi sono successe. perché? perché sono un pessimista del cazzo. e lo dico, almeno sono sincero con me e con gli altri. però l'euforia e la gioia di sapere che un "desiderio in cui non speravi" si è avverato, quella lì, è favolosa, come tuttavia, in contropartita, il "veder crollare un mito". c'est la vie.

21 novembre 2010

the show must go on.

qualcuno mi faceva riflettere l'altro giorno, dicendo che sarebbe stata un'ipocrisia cancellare i ricordi.
in effetti è una cazzata, farlo, bella e buona.
in effetti il ricordo è qualcosa che non c'è più.
in effetti, il ricordo è qualcosa che non c'è più, che c'è stato, che ti ha fatto crescere.
in effetti, il ricordo è qualcosa che non c'è più, che c'è stato, che ti ha fatto crescere, che ti ha colpito ma che ora è svanito ed è giusto così.
d'altra parte brian, quando scriveva all'inizio per freddie "the show must go on" voleva pure dire qualcosa...o no?




17 novembre 2010

capita. capìta?



capita di dover sbagliare. capita di dover dire "se avessi potuto, avrei fatto".
capita di dover pensare che "questo" e "quello" potevano essere "oggi" e "domani" e invece non sono una cippa.
capita di dover sorridere, e ridere, quando da ridere non c'è un cazzo, ma va bene, cavolo se va bene.
capita, poi, se non ridi abbastanza, di convincerti che, cavolo, sei come un pezzo di nick cave: profondo, ok, non scontato, ok, ma a tratti pesantuccio, e quindi finisce che poi, massì, ridi comunque.
capita poi che ti fissi su di un punto "seduto in quel caffè" (e non stavi pensando ad una canzone di battisti) e poi ti si incrociano gli occhi e quando arriva la "ragazza del caffè" ritorni nel tuo mondo (che, poi, vorrei sapere qual è il mio mondo, se quello degli occhi incrociati o quello "reale").
capita che poi delle volte ti sembra di essere nel mondo reale ma poi ti accorgi che hai aperto gli occhi e sono ancora le quattro e mezzo del mattino e allora li richiudi, sospiri e "buonanotte, ci vediamo tra qualche ora".
infine, capita di dire che le cose, tutto sommato è così, vanno "alti e bassi", anzi "bassi e alti", tipo funzione sinusoidale, e se prima capisci che hai toccato il fondo ora si risale e poi "wuuuuu! giù in picchiata! senza mani!" e poi di nuovo in alto (sperando di non avere problemi di stomaco).

(capita anche di capire che, per quello che capita, la vita va capìta per quello che è, e poi, quando lo capisci, scatta in sottofondo una sonora risata e, massì, dal disco di nick cave che eri diventato, torni ad essere una persona un po' meno sulle tue.)

[se avete voglia, passate qui, è un blog che ho scoperto da poco e, a discapito del nome, non è patologico, anzi. ah un'altra cosa: sì, me gusta, e spero anche a voi.]

13 novembre 2010

segreti.



"sai mantenere un segreto?"
"un segreto?"
"sì."
"tipo?"
"un segreto, una cosa che non dovresti dire a nessuno."
"allora, se me lo dici non è più un segreto."
"vabbè. comunque è qualcosa che pesa dentro."
"è un rimorso allora?"
"no. è qualcosa che vorrei dire, di mio, ma non posso."
"e perché mai non potresti?"
"perché è qualcosa che potrebbe sconvolgerti."
"niente di più sconvolgente degli ultimi mesi."
"beh, in effetti, hai ragione. gli ultimi mesi sono stati abbastanza pesanti. un sacco di rivelazioni, che manco wikileaks."
"adesso non esageriamo, non sono il pentagono o la CIA."
"no, più che il pentagono sei una sfera. anzi una palla. che unita a quelle che mi fai ne sono 3."
"la solita minestra eh, sempre cordiale tu, quando mi confido?"
"dai avanti. spara."
"beh, sono il figlio segreto di elvis".
"ah."

(ecco, ultima castroneria a parte, funziona così, dentro di te, quando vorresti dire qualcosa e non puoi, e la "schizofrenia" prende il sopravvento: il tuo "io razionale" vs il tuo "io animale", istintivo. l'uno contro l'altro. e alla fine chi vince? ah, non lo so.)

11 novembre 2010

Ebay tempi...



Le compravendite sono una cosa strana. A volte può essere semplice, come che ne so, andare a comprare il latte. Tu dai i soldi e chi sta dall'altra parte, ti consegna la merce. A volte può essere molto più complicato. Che spesso le complicazioni nascono perché uno delle due parti o non e' sicuro di vendere o non e' sicuro di comprare.
Ed e' in questi casi che nascono o l'imbrogli o i tipi più strani di baratto. Mi ricordo di un amico che per poco non compro' qualcosa di inesistente, un oggetto che pagavi una parte, poi veniva mandato, e poi saldavi la restante parte. Inutile dire che la merce non sarebbe mai arrivata. Lo stesso amico mi sconsiglio' di acquistare un oggetto nelle stessa maniera, evitandomi una bella truffa.
Si perché la volontà di fare l'affare ti fa dimenticare tutte le normali procedure, diventando la preda adatta del truffatore.
L'affare e' diverso, e spesso si basa sul baratto. Quando ti scocci di una cosa e la cedi volentieri per averne qualcun' altra. Senza accontentarti. Come di quella volta che mi ritrovai in casa una mini moto al posto di un portatile stra-usato e di vecchia generazione...

9 novembre 2010

back to the flash.

considero memento un gran film. davvero. è un film in cui la fine "reale" avviene a metà. ma con questo non vi ho rovinato nulla eh. memento mi serve solo a dire che, nei film, i flashback sono "cosa buona giusta": creano suspence, un ritmo incalzante, la giusta dose di adrenalina. ma, ormai, lo sappiamo tutti che la vita non è un film, e non servivano gli articolo 31 per dirlo, ma la vita è...vita. perciò, senza atteggiarmi, dico una cosa sperando di riscuotere successo, non per avere voglia di fama, ma solo per sapere che, sì, in effetti, c'è ancora qualcuno che la pensa come me: i flashback nella vita fanno schifo (e non lo dico perché mi voglia buttare addosso vangate di pessimismo, eh). pensate ad un ricordo. pensate che quello era una bella sensazione. pensate che quella sensazione, una volta finita vi ha fatto rodere il fegato. se avete fatto tutto ciò, mi avete capito. e, tra l'altro, sono arrivato alla conclusione che carlo, di cui parlavo in più di un mio post, alla fine, aveva ragione: certe cose sono come la coda dei cani, che te la porti sempre dietro, anche se è alle spalle. anyway, the show must go on, e sarà un bello show. ne sono certo.

7 novembre 2010

è solo una questione di cultura.

l'altro giorno ero in università ed ero parcheggiato lì, ai piani alti, a studiare. ero satollo di pallosissima cultura su forze e momenti e reazioni vincolari, talmente tanto che ho deciso di andarmene. all'improvviso una cosa ha attirato l'attenzione: i fogli "volanti" di iscrizione agli esami. ho scoperto che anche george clooney, franco baresi, lapanca sotto, un altro, infine un mio ex professore devono "sostenere" ancora un esame che mi manca. ho sorriso, e ho voluto pensare che se fosse stato vero...

3 novembre 2010

4x4 (16? no, solo 4.)

1. on the razor's edge.


2.a broken heart.


3. the eye of god. (come per dire, "l'illuminazione").

4. papercut (il lato "cazzone").

(lo so che è un modo insolito per presentare un mio post, anyway: quattro "sotto - fasi" temporali, rappresentate da quattro immagini, scovate per il web, che raccontano, "visivamente" l'ultimo periodo della mia vita. un po' contorto, mi rendo conto, ma alla fine "il mondo è bello perché è contorto", dai. ora che ci penso, il detto non era così, ma vabbè, nevermind.)

[le immagini sono proprietà dei rispettivi autori, i link delle immagini sono quelli originali e rimandano a siti esterni, per qualsiasi rimozione contattare il blog a crashtestbloggers@live.it]

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