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4 febbraio 2012

Ehm...

Antefatto: il mio maritino Apollo ha dei colleghi coetanei e socievoli, con i quali sono entrata prestissimo in confidenza, tanto da uscire con loro nelle serate "tra colleghi" - inclusa la volta che il maritino sarebbe arrivato per il bicchiere della staffa. La scorsa estate, poi, è capitato che lavorassi proprio vicino al loro studio e che quindi ci si trovasse per pranzo, tutti insieme appassionatamente. Diciamo che se dipendesse dai colleghi, farei subito domanda di assunzione, ma siccome i capi sono degli emeriti c0g1i0n422i evito.
Tra i suddetti colleghi ce n'è uno con cui ho trascorso più tempo, per coincidenze temporali più che per intenzione: tipo tranquillo, forse un po' timido, bravo toso insomma.
La casualità di cui è costituita la nostra conoscenza, visto che di vera amicizia non si può parlare, ha voluto che compissimo gli anni lo stesso giorno.
Via faccialibro gli faccio gli auguri: "Buoncompleanno, quasi-collega!"
Passo e chiudo.


Seee...come no.
Oggi apro la posta, controllo anche l'indirizzo che uso per i social network e le menate varie, e trovo la seguente:

Da: Quasi-collega
Oggetto: Mi piaci
Contenuto: -mail vuota-


Grazie eh, io come la interpreto questa?
Da uno che si faceva le pare perché trascorrevo la mia pausa pranzo in sua compagnia mentre il maritino era ancora a lavorare è un bel fulmine a ciel sereno.
Posso prenderla come una cosa innocente, come sicuramente è, ma se così fosse perché non me l'ha scritto su faccialibro, anche in privato? Magari perché voleva una risposta e riceve prima le mail che i messaggi di faccialibro? Ma se voleva una risposta, poteva anche sprecare qualche byte in più e scrivermi "Ti trovo simpatica/carina/brillante/ecc/ci tenevo a farti sapere che blablabla/ma siamo solo amici" o roba di 'sto genere.
Insomma, una che si trova un mail di 'sto tenore non pensa proprio a una cosa innocente, o sbaglio?
Certo, lui sa bene che sono sposata, anche per il semplice fatto che lui c'era. Quindi per forza è una cosa innocente no?
È come alle elementari, quando mandi i bigliettini al compagno di classe che ti è simpatico, solo che oggi ci sono le email. No?

Che poi mi immagino l'alternativa: perché lui non è il solo a compiere gli anni il mio stesso giorno, c'è un altro mio amico e coetaneo. A questo ho scritto "auguri quasi-gemello". Ecco, io ora ringrazio l'illuminazione che mi ha colta nello scrivere al Quasi-collega e ad appellarlo costì invece di "quasi-gemello" come inizialmente era mia intenzione fare. Perché altrimenti quale missiva mi sarei trovata a dover gestire?

- Sospiro -

31 luglio 2011

Mi scappa la plìn-plìn, papà!

Fin da piccola ho la fobia delle toilette pubbliche: alle elementari non ci ho mai messo piede, alle medie forse un paio di volte, al liceo zero assoluto. All'università sono stata costretta per forza di cose ad adattarmi, non senza traumi. I servizi igienici dell'Accademia, sede della Carità, erano tutto tranne che "igienici". A Ca' Foscari tutto sommato non ci si poteva lamentare, al massimo mancava la carta - puntualmente, direi, tanto che le rare volte in cui la trovavo mi commuovevo pure.
Freud s'era fissato sull'invidia del pe*ne in noi fanciulle e non avrebbe avuto tutti i torti, se l'avesse considerata dal verso giusto. Perché voi maschietti basta che vi mettiate lì in piedi, giù la patta e via, ovunque voi siate: a casa vostra, nel bosco, sull'Everest, appesi a testa in giù come Spiderman. E davvero non riesco a capacitarmi i problemi di mira che vi affliggono - che difficoltà c'è a centrare il bersaglio, eh?
Prendete noi fanciulle, non ce ne va bene una, esclusa la toilette di casa propria: per espletare le nostre necessità fisiologiche dobbiamo trasformarci in contorsioniste provette.
La turca, che sembra facile ma non lo è: arrotola i pantaloni, sennò si sporcano; cala i pantaloni a metà coscia, tienili fermi con una mano sennò ti scappano, occhio alla mira, la carta dov'è?, adesso la risalita in piedi, maledetta quella birra di troppo che mi fa perdere l'equilibrio. E nel quadro mancano i tacchi, con quelli pattiniamo come la Kostner, un doppio axel intorno alla voragine con finale di salto mortale per non cascarci dentro. Ma c'è di peggio: c'è la tazza.
Conveniamo sul fatto che dove si siedono le altre non sta bene sedersi e che un misero mono-velo di carta non basta a preservare le terga. Quindi devi stare in sospensione - e i quadricipiti ringraziano.
Arrotola i pantaloni, cala i pantaloni, mantienili ben discosti dal vaso, comincia a piegarti e scendere - ma non troppo! Occhio, un po' più indietro con il bagagliaio o la fai fuori, senza esagerare sennò con qualcosa tocchi l'intoccabile e siano pantaloni o coscia schifo lo fa comunque. Contrai i quadricipiti, non perdere l'equilibrio, resisti, pensa alle cascate del Niagara, rilassati...una parola!
Se noi fanciulle soffriamo di ritenzione idrica non è solo colpa degli ormoni.

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