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20 febbraio 2011

onirico (un pezzo diverso).



ho fatto un sogno.

e non è un discorso di martin luther king. qui c'eri tu. e nessun colpo di pistola, né folle gremite né discorsi su podi.

10 dicembre 2010

oh (sogno o son pesto).

oh,

inconscio, se incominci a prendermi per il culo pure tu, secondo me non ci siamo. non è buona cosa. sì, che poi l'inconscio ti dovrebbe rassicurare, mandare bei messaggi, farti sorridere, invece che fa? ti fa sognare. ed è terribile aprire gli occhi e pensare che il sogno che stavi facendo era effettivamente un sogno.
mi è capitato stanotte. ma, dio, vi dico, un sogno veramente vero. uno di quei sogni con vestiti comuni e

gente che non vedi più ma che poi, nei sogni,

rivedi e allora va bene, nei sogni,

è tutto a posto, nei sogni,

la vita scorre come un rubinetto aperto senza le incrostazioni di calcare, che apri e chiudi quando vuoi tu, nei sogni.

mavvaffanculo, nei sogni.

e anche nella vita reale, mi sa.

sì, perché ero lì, tutto convinto che "oh le cose stanno andando bene, stranamente" e invece no. invece, maledetto inconscio fancazzista che non hai altro da fare che bighellonare dalle mie parti e coglionarmi senza troppo ritegno, non era vero. io ti considero mio amico e tu mi tiri un colpo basso come questo? dai, no, non si fa. fossi un maestro te lo farei scrivere 100 volte sulla lavagna. ma sono uno studente, e più di una volta è toccato a me, farlo.

oh.


3 ottobre 2010

io vengo dalla luna [cit.]

[...] e, sai, io mi ricordo di questo tizio qui, che aveva trentacinque anni e aveva preso quando ne aveva diciotto e aveva detto "ciao ciao" alla sua terra. beh, questo tizio era stato piantato in senegal, e lì era cresciuto, ma dato che non c'era più spazio per lui se n'era andato via e aveva trovato l'america in america. lavorava per un negozio di grandi firme, nonostante fosse "nero", nonostante fosse "diverso" (!) e guadagnava 4000 (quattromila? quattromila!) dollari al mese e aveva la bella bella sensazione che il suo sogno si stesse realizzando. incontrava gente di tutti i tipi: si sa, new york è il meltin' pot (crogiuolo, che parola buffa) del mondo. la sua vita era stata cambiata in base a quello che diceva il suo istinto (ché, in fondo, siamo tutti animali, e gli animali hanno l'istinto, lo diceva pure merlino che era così, quindi credetegli, a quel merlino là) ed era proprio contento di aver inseguito il sogno ed averlo realizzato. ma poi, poi gli è venuto in mente di entrare in italia e qui da noi, si sa, non è l'america. ora, senza scadere nel "luogocomunismo", si sa che il nostro paese (che ora è anche il suo) è un po' con la puzza sotto al naso, e questa puzza sì che si sente, e quindi si trovava a dover lavorare prima come ambulante, a fare il lavoro con cui etichetteremmo, da stupidi, tutti gli appertenenti al continente africano, e cioè vendere i cd e poi come una sorta di "metronotte da campeggio" in cui evitava che gli ospiti piantassero grane ad altri ospiti. ma stava bene, cazzo. stava bene. e gli piaceva la sua vita. e lo sapete perché? perché aveva inseguito i suoi sogni e non aveva dato retta a chi gli consigliava di lasciar perdere ché, secondo gli altri, era una follia.

(mi immagino, questa cosa qui, che la racconterò tra dieci anni. in realtà l'ho saputa qualche giorno fa, e meritava, secondo me, di essere scritta.)

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