Aspettavo con ansia, ticchettando con la penna sul tavolo e bevendo del caffe'. Nulla mi rendeva piu' nervoso che l'attesa. Ma non le attese "qualsiasi", quelle importanti, disgraziatamente strazianti. Uno strido di unghia sulla lavagna. Intando per non pensare a quanto tempo stesse passando, mi tolsi l'orologio e lo riposi in un cassetto. Poi accesi il computer e tra un blog, una canzone e un programma ostico di grafica, smorzai la mia attesa.
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Passo' un'ora, ed ero ancora con il blog aperto, con il programma di grafica in renderizzazione e la mia tazza di caffe' a meta'. Ripensai all'attesa ed ebbi come un pugno nello stomaco. Dovevo scacciarla per la seconda volta.
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Presi un foglio e cominciai a disegnare, perso nei meandri dei miei pensieri. Segni e tratti senza forma, che nella loro illogicita' erano un nesso che forse capivo solo io!
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...il telefono' non suono'. Solo un messaggio che mi ricordava che domani avrei incontrato il mio capo. Quella sera ando' cosi', passai nel pensiero di lei, il mio tempo.
Succede. Spesso.
RispondiEliminaNon sempre, ma quando succede un po' di amaro rimane!
RispondiElimina1) hai il capo femmina?
RispondiElimina2) hai una femmina che ti annebbia il capo?
:))))
scherzo: sto allegra! e c'ho messo mezzo battito di ciglio a scrivere tutto: c'ho margini di miglioramento :))
Fino alla fine aspettavo che venisse nominata una lei. Percezione.
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