Perché dovete sapere che questo blog lo uso anche come sfogo, come quando ti trovi con quella combriccola di amici fidati a cui puoi dire tutto, anche le parolacce. Perché nel mio non si sa mai, è direttamente collegato alla sottoscritta, invece a questo i miei soliti lettori ci arrivano per la circonvallazione e i non lettori ma conoscenti difficilmente giungono: non me ne vogliate, sono scelte strategiche.
E ora ho bisogno dei miei amici e della loro cattiveria. Perché ho un rospo che non va giù.
Come avrete appreso, o lo apprenderete ora, sono di fresco sposata, molto felicemente. Come è giusto che sia, il mio Apollo e io abbiamo avuto il nostro passato in separata sede: pace e bene, ora siamo solo Noi due.
Come altrettanto è giusto che sia, ognuno è più o meno geloso delle vecchie fiamme della propria metà e confesso che ce n'è una cui farei volentieri lo scalpo. Che per fortuna ha avuto la buona grazia di non presentarsi al Giorno.
Un'altra mi stava sulle scatole per principio: nemmeno l'avevo mai vista in faccia, ma era una mina vagante che ritenevo capacissima di mettersi in mezzo a Noi. Apollo minimizzava, ma io sono donna e certe cose le so per il mio senso in più. E poi diciamolo, non sta bene che una ragazza stia appiccicata al ragazzo di un'altra, chiamandolo anche a ore assurde in cui *per forza* i due sono insieme (leggi: sabato sera). Non mi si venga a dire che ha problemi/ha bisogno/povera stella. Non esiste proprio, c'è un galateo anche per questo.
Per amore si fa tutto o quasi, così mi sono sforzata di farmi passare questa idiosincrasia: sfumata in vapore proprio nel Giorno, quando mi sono trovata sotto casa un pulcino sperduto che mi chiedeva con grande imbarazzo se io fossi io e soprattutto dove fosse la chiesa. Era Quellallà che si era persa, scortata da un cavaliere di cui ricordo a mala pena i lineamenti: e io nella gloria del mio abito fantastiglioso ho sorriso, godendo e gongolando che al Suo fianco apollineo ci sarei stata io. Tiè.
Quando ci vuole, ci vuole (cit.).
Oggi, poco fa, mettevo in ordine il marasma che era ancora il salotto: valigie di qua, confetti di là, bomboniere via, vestiti a lavare, biglietti e regali tutti insieme per i ringraziamenti.
C'è pure il regalo di Quellallà, un soprammobile in vetro che tanto malvagio non è (io odio i soprammobili, quindi è un enorme apprezzamento), corredato di biglietto. Cotal biglietto era stato letto la sera del Giorno, ma l'emozione, la gente, ecc mi avevano chiuso gli occhi.
Perché mi era sfuggito un dettaglio.
Sotto la canzone che ci ha dedicato, c'era un messaggio conclusivo, due parole che avrei preferito non leggere. Due parole che più fuori luogo di così non avrebbero potuto essere. Peggio della telefonata a mezzanotte del sabato sera.
Con amore.
E io non dovrei farne una bambolina woodoo da riempire di spilli???
Visualizzazione post con etichetta l'altra. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta l'altra. Mostra tutti i post
1 luglio 2011
23 ottobre 2010
conseguenze.

"come diavolo hai potuto?"
"è stato un momento di debolezza, carlo..."
"...fottiti. anzi, a quello ci penserà qualcun'altro, credo. e dire che..."
"ti prego, capiscimi..."
"capire cosa? e dire che ci ho perso anche del tempo. pensavo che quel viaggio avesse cambiato qualcosa. pensavo che tu fossi cambiata in qualcosa. già, in effetti è vero: sei peggiorata. e la cosa che mi fa ribrezzo è che hai giocato con i miei sentimenti, mi hai illuso, ché già lo sapevi che io non ti avrei dimenticato, almeno per un po'. che saresti stata tu il chiodo fisso per un bel po' di tempo...sai quanto?"
"no. non lo so." (scocciata)
"due anni. due fottutissimi anni. e "spiccioli", naturalmente."
"stai messo male".
"no, sei tu che sei messa male. se riuscissi a guardarti allo specchio troveresti che sei diventata una persona spregevole".
"ma, cazzo, un attimo di debolezza, dai...non volevo..."
"però l'hai fatto. e non esiste "non volevo" o "attimi di debolezza": hai fatto così, te ne ciucci le conseguenze. non sono il tuo "bambolo gonfiabile", cara mia."
"'fanculo carlo."
"esci dalla mia vita. ora."
"avrai un grande vuoto."
"lo riempirò, credimi, e non sentirò di certo la tua mancanza."
(e poi arrivò chiara. carlo aveva ragione.
la tizia si era anche permessa, per la cronaca, di tirare uno schiaffo al povero carlo, giusto perché di merda, quel povero cristo, ne aveva ricevuta poca addosso, eh.
non so cosa faccia, lei, ora: è sparita. a me non interessa, tuttavia. men che meno al nostro carlo. giusto per essere chiari.)
Etichette:
carlo e chiara,
l'altra,
lite,
racconto
Iscriviti a:
Post (Atom)
Post più popolari
-
bambinette che giocano a fare le " grandi ", troieggiano nel bagno, facendosi foto davanti allo specchio, modificate poi con scrit...
-
Giravo lo sguardo verso l'ennesimo tramonto. Per me non e' mai tale, sembra come se fosse sempre diverso da quello precedente. Una ...
-
non provate minimamente a mandarmi catene di sant'antonio questo capodanno . vi spedisco clarissa, la ragazzina tipo samara che vi uccid...
-
...un post it dietro la porta mi ricorda sempre qualcosa. Lo lascio sempre vuoto, e' un modo che ho per ricordare, e per cercarmi di ...
-
...e poi pensavo alla relatività del tempo . a volte tutto scorre così velocemente , e altre invece sembri non passare mai . forse è come qu...