“Il cuore rallenta, la testa cammina…”: è questo ciò che spesso mi succede quando sto per incontrarmi con Sua Maestà il pianoforte. Quegli attimi prima di sederti su quello sgabello magico sembrano interminabili: il cuore diventa teso come la pelle di un tamburo e comincia a vibrare, il corpo freme, il respiro diventa inarrestabile, le mani sudano. Sono quei brevi attimi in cui ti senti davvero vivo, tutto il tuo corpo è vibrazione, sono gli attimi in cui cominci davvero a respirare a pieni polmoni dopo la lunga apnea della vita quotidiana. Poi, quando ti trovi davanti a quei tasti bianchi e neri, tutto si ferma. La tua mente è sola. Tutte le vibrazioni che avevi sperimentato all’inizio, ora le trasferisci a lui, al pianoforte. Ora toccherà a lui a vibrare. Quando cominci a solleticare quei tasti sembra quasi che stessi violentando lo strumento: si mette in moto tutto un sistema di caviglie, piròli, smorzatori, martelletti che percuotono le corde tese di rame e acciaio, tutto il legno vibra, freme. E come ti ricambia questo strumento?...Con una melodia!
Beh, come avrete notato facilmente, gran parte di questi “eventi” che accadono mentre ci si accinge a suonare un pianoforte, dopotutto, non ci sono poi tanto alieni, è un po’ quello che succede quando un uomo e una donna si uniscono quando fanno l'amore, una condivisione di vibrazioni, odori, pause e battiti.
A pensare che quando avevo la tenera età di 5 anni e vidi per la prima volta un pianoforte a coda in una fotografia, pensai che fosse una qualche astronave o una macchina del futuro, con le sue linee sinuose, con il suo coperchio aperto, i pedali … E da quando ho cominciato a viaggiare con questa straordinaria astronave dall’età di 8 anni, da allora non ho più smesso.
Concludo con una frase alla quale mi sono molto affezionato tratta dal film “La leggenda del pianista sull’Oceano”, con la speranza che questo viaggio nello straordinario mondo della la musica venga intrapreso da quante più persone possibile, visto che oggigiorno la maggior parte della gente ne ha davvero bisogno. “Tu pensa a un pianoforte... i tasti iniziano, i tasti finiscono... tu lo sai che sono 88 e su questo nessuno può fregarti... non sono infiniti loro, sei tu che sei infinto... e dentro quegli 88 tasti la musica che puoi fare è infinita”.
8 luglio 2010
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