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19 marzo 2011

questo non è stato un 17 che ha portato sfiga.


basta. sono le nove e mezzo. le ventunoetrenta. spegni tutto ed esci di qui. hai bisogno di aria, ma prima di tutto hai bisogno di un hamburger, o qualche schifezza para - americanoide (per quantità caloriche e/o colesterolo) del genere. opti infatti per un americanissimo kebab. a pescara. e per onorare "casa italia", che quel giorno lì è festa nazionale, ma tu comunque hai lavorato come un mulo, ti prendi anche la pizza.

la verità è che hai fame, ma lo spirito nazionale aiuta. e poi, tu non sei uno di quelli che "italia, spaghetti, pizza, mandolino e mafia", l'ultimo punto almeno lo lasci ad altre persone ben più famose di te che in quel momento sicuro si sono grattati talmente tanto la pancia che "quasi quasi un po' lavoro...naaa".

ma oggi, oggi, è anche un altro giorno, è san patrizio. e siccome siamo patrioti talmente tanto che importiamo anche le tradizioni altrui però poi "per carità il crocifisso è il crocifisso" (ma non era laico lo stato? - anche se lo trovo più che laico, comatoso, lo stato), devo, necessariamente, uscire per vedere i miei amici che è una settimana che non li vedo, se non per questioni lavorative, ma soprattutto devo necessariamente bere qualcosa.

dopo questa consirerazione da alcolizzato, arriva l'imbarazzo della presentazione: su venti conosci praticamente cinque o sei persone e sei arrivato ora mentre loro sono lì già da un po' ed è buona norma rispondere ad eventuali sguardi comunicanti "questo chi cazzo è?" con un "piacere, francesco". cheppòi, come diceva UomoMordeCane, matematicamente ti dimentichi i nomi e così per te una "patrizia" (uh auguri!) diventa "gioia" o "gemma" o "giada" o altri nomi sulle pietre. sarà che la "p" è una sorta di "g" rovesciata.

vabbè.

la serata inizia bene. sono 2 euro a testa contro svariati euro (manco fosse la "piccol") di qualsiasi altro locale e c'è tutto: musica, alcol e persone. le persone.
rompi il ghiaccio, tu, che non ci crede nessuno, davvero nessuno, ormai, che sei timido (ma vi giuro che è così) con una battuta sulla funzione sociale dell'alcol. E in culo al proibizionismo becero non possono darti torto: 20 persone in una casetta riuniti davanti allo stesso tavolo con almeno un minimo comune denominatore. la birra. e l'essere pugliesi. vabbè, tranne me. ma questo non mi da problemi, per metà lo sono anche io. e poi la "puglia" non è una malattia: "dottore ho la puglia!", naaa, non suona proprio.

vabbè.

e sugli scambi di nome si gioca, e così parte la serata. tu comunichi, mettendo le mani avanti: "ragà, vi avverto che già me li sono scordati, quindi non prendetevela". e chi se la prende. e così il tempo scorre, tra chiacchiere, sguardi, risate, momenti un po' così ("cosa stavi facendo il 17 marzo scorso?" - non lo so, o meglio lo so, ma meglio far finta di non saperlo"), e poi momenti molto ma molto carini. cheppòi carini non significa "mediocremente accettabili". carino è un bell'aggettivo. tu pensa che per me se quella ragazza lì è carina è meglio di una che è una "figa della madonna".

vabbè.

la serata scorre ed è ora di uscirne fuori da quella casa, non per l'odio per la casa in sé che, anzi, adoriamo in quanto ci ha offerto finora bei momenti, ma così per fare un giro. decidiamo di fare un bagno di folla in un irish pub e troviamo tutti lì. è incredibile come un evento riesca ad attrarre così tanta gente. alla fine, cornetto, o simile, per concludere alle quattro meno qualcosa quella che è iniziata come una giornata dura, ed è finita come una serata veramente ma veramente ok.

davvero.

per dirla come direbbero dei discotecari impasticconi di merda: bella musica, bella gente, bella serata, grande evento.
torno a casa. chiudo gli occhi. ho un buco. 6 ore. apro gli occhi. sono le 10 di mattina. alzati, devi portare a termine ciò che hai quasi terminato ieri.

un gran mal di testa. ma ne è valsa la pena.

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