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12 ottobre 2010

D'una sera d'eventi (...vista dagli occhi di un altro)



[...] Era un giorno come gli altri, anzi era notte. La notte, in quel periodo, era il mio giorno. Non perche' giravo tra locali come i tanti uomini della mia eta'. Io di notte ci lavoravo. Ero un guardiano, ed insieme alla mia torcia, controllavo che tutto filasse liscio. Come sempre la mia posizione non era delle migliori, poiche' costretto a controllare. Ed in molti casi a raccomandare le persone a fare piu' piano. Dovevo "limitare", era un compito che non mi stava bene, ma lo dovevo fare, era il mio lavoro.
Guardavo i giorni, i mesi gli anni passare in base all'affluenza di turisti che giungevano da molte parti del mondo. Vedevo qualsiasi genere di persone: educati, ragionevoli, casinisti e irrispetosi.
Quella sera, come tante, mi raccomandavo a dei ragazzi italiani, di fare piu' piano. Come sempre le mie raccomandazioni, troppo scomode, trovavano qualcuno che dissentiva, che non pesando le parole usava un linguaggio non proprio addatto alle circostanze. Ci ero abituato. Ma un gruppo si fermo' scusandosi dell'accaduto, e comincio' a parlare con me. Poche erano le persone, che provavano a sentire le parole di un guardiano. Cominciai a raccontare, la mia di storia, e vedevo che le loro faccie erano attente e i loro occhi seguivano il mio cuore....
Raccontai dell'America, di cosa sia stata per me l'America. Raccontai dell'Italia, del mio amore per lei e quanto mi ha ferito. Parlai dei miei sogni, di come ero riuscito, in parte, a soddisfarli. Dissi dei miei successi e dei miei sbagli.
Ricordo con piacere, le facce di chi oltre ad ascoltare, mi chiedeva come avessi fatto....volevano capire la vita, e forse chiedevano a me, che dentro di me ancora non l'avevo trovata.....almeno non ancora... [...]

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