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9 ottobre 2010

un paio di converse da diecimila lire, del mercato. (due caffè e una capanna.)

"ci fermiamo qui?"
"perché no, carlo, dai."
passò qualche minuto e arrivò la tizia degli ordini.
"due caffè?" (carlo)
"due caffè." (chiara)
"due caffè..." (carlo)
"due caffè. (la tizia degli ordini).
(trenta secondi di pausa.)
"bene. ora siediti ed ascoltami. sono qui, davanti a te, ed un po' la cosa mi da' i nervi e i brividi, ché nonostante queste parole le abbia studiate e ristudiate ora non mi vengono proprio. ho un blocco in gola. le mie corde vocali sono a traffico limitato."
"dimmi, carlo, dimmi."
"beh, non è semplicissimo. non avevo voglia di caffè. ho troppa caffeina addosso e nelle vene. sono diventato uno sponsor ambulante della mokambo (che, in aggiunta, per me la mokambo fa anche un caffè che fa schifo...tu non lo bevi senza zucchero e un po' tutti i caffè così sono mascherati, ma il mokambo fa proprio schifo eh...)"
"mi hai chiamata per farmi una lezione sui pregi e difetti del caffè?" (e intanto arrivarono e sbrigò lui la questione del conto, non senza un acceso dibattito sulla parità dei diritti femminili e quindi la rivendicazione di chiara dell'offerta del caffè. quel giorno, intanto, a malincuore, non aveva il diritto di pagarlo, quel caffè. eravamo rimasti? ah, si "una lezione sui pregi e difetti del caffè?")
"no."
"...immaginavo eh. arriva al punto." (pausa "celentaniana", accompagnata da un bicchiere d'acqua buttato giù, manco fosse whisky)
"ascolta, è un po' di tempo che ci conosciamo. e ci siamo conosciuti in un modo strambo. la voglia di blog che ho stampata in faccia ha portato frutti marci e buoni. tu sei uno di questi".
"un frutto marcio?" sorrise.
"no, chiara, non fare la scema" sorrise anche lui. "un buon frutto. un frutto dolce". (carlo si sentiva un po' sdolcinato in quel momento...che gli stava succedendo?). "ascolti i pain of salvation?"
"i pain of salvation? carneade, chi era costui?"
"odio quella battuta e odio quel romanzetto."
"stiamo parlando del primo romanzo della storia, porta rispetto".
"sì, vabbè, ora non fare come roberto, che non mi fa parlare, ché già è difficile".
"beh, dai, dicevi?" (con un tono tra il sarcastico e l'interessato).
"dicevo che questi qui, questi pain of salvation, hanno fatto una canzone bellissima. si chiama second love."
"...e quindi?" (sembrava gli volesse tirare fuori le parole di bocca)
"beh sai in questa canzone c'è lui che da quando se n'è andata non riesce più a dormire, e si tormenta e..."
"roba allegra, quindi..."
"eh." (infastidito variegato triste e con crema allo "sguardo in basso".)
"vai avanti."
"bene. quel tizio lì sono io. io non dormo più la notte. ormai vado avanti con le canzoni. da samuele bersani ai pain of salvation passando per tracy chapman, arrivando persino a toccare gli slipknot (sì, lo so, sono brutti, sporchi e incazzati, ma sotto sotto sono dei teneroni...)"
"...non li conosco."
"li conoscerai."
"il piacere sarà mio." (carlo adorava l'ironia di chiara)
"ok, allora, le cose stanno così: la notte io non dormo. e penso a te. io sto davanti al pc e penso a te, per strada cammino e penso a te..."
"...versi inediti di battisti?"
"finiscila. ché già è difficile. mi sento un brufoloso quindicenne in questo momento. anzi, i quindicenni di ora sono un po' più sfacciati. mi sento un brufoloso quindicenne degli anni novanta. ho sotto questa polo una camicia a quadrettoni di flanella e sotto a questi jeans un paio più malandato e candeggiato accompagnato da un paio di converse (le scarpe di pippo, non quelle di ora, quelle che prendevi a diecimila lire al mercato, per intenderci)... il punto è che...io mi sono accorto che tu sei diversa. sei diversa da quell'altra. sei diversa da tante altre. e sei anche diversa da me, anzi non diversa: sei complementare. e io ero rimasto a metà, ché l'altra metà se l'era portata via un'altra persona, rubandola e senza nemmeno chiamare per un eventuale riscatto, ma poi sei arrivata tu con la tua "personalità e mezzo", e mi hai riempito. cerco di essere meno da "via col vento" possibile, non mi piace il patetismo, ma sostanzialmente c'è il fatto che tu mi piaci" (e improvvisamente carlo si sentì il viso pieno di acne giovanile)
"mi sono spuntate le trecce, mi è venuto fuori un grembiulino e le gambe storte, mi sento un po' bambina, sai?"
"non voglio essere infantile e non voglio che tu ti senta trattata in questo modo"
"no, non voleva essere una critica. è solo che...solo che non mi lasci indifferente come un soffio di aria che mi sfiora e dopo di che rimane nulla (che poetessa, vero?), neanche il ricordo di quel soffio. è che sei un po' di più di un soffio d'aria. ma io non so chi sei. io non posso dirti di conoscerti. qualche mese non può farti conoscere solo che un pezzo di quella persona."
"ascolta, chiara. io non mi sto mettendo ai saldi. non nascondo i difetti di fabbrica del prodotto per poter essere comprato dalla prima persona che passi. io sono un pezzo fuoriserie, solo per te. e non voglio che nessun'altra mi prenda."
"wow."
"wow? mi stai prendendo in giro?"
"sì, un po' sì, mi diverte vederti in imbarazzo, ma non sono così brutta dentro per dire che un po' non mi dispiaccia..."
"...e?"
"...e c'è che tu sei diverso dagli altri, e questo lo avevo capito, parlando seriamente. spero solo che la personalità che tiri fuori sulla rete non sia uno "stato d'essere fantoccio", ma che tu sia davvero così...io ora non so che dirti."
(una tonnellata di mattoni in testa a carlo, in questo momento)
"mi stai tagliando fuori?"
"al contrario. io voglio capire meglio chi è carlo."

[due settimane dopo carlo e chiara erano diventati un personaggio mitologico androgino a due teste e un cuore solo...dopo che, una sera, con il pretesto di una cena, come i cani si erano annusati intorno per un paio d'ore e poi era successo quello che era successo.]




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