non voglio essere politicamente corretto. non mi va. anche se credo che risulterò esserlo con questo post.
quando è capitato, un po' di tempo fa, ormai, di voler intraprendere nuovamente (ché l'avevo già intrapresa un'altra volta, ma causa esame di maturità e forse troppa poca maturità, non che ora ne abbia abbastanza, è terminata in maniera brusca e prematura) questa avventura, in compagnia anche di altra gente (e forse è anche questo che mi fa andare avanti, motivato) ero entusiasta. e lo sono anche ora, eh.
ero entusiasta, perché? perché avevo davanti a me la possibilità di trarre spunto da ciò che mi circondava per produrre qualcosa, qualcosa che era diverso dal dipinto o dalla canzone o anche dal libro. e per questo mi interessava e mi appagava. cosa alimenta questa possibilità? il fatto di vivere in un mondo, non deserto, cioè di non essere in un'isola stile cast away abitata da tom hanks e wilson, ma di avere intorno a me gente, di incontrare gente, di vedere gente, di sentire la scia d'aria che lascia, la gente.
ecco, grazie a lei (la gente) posso trovare lo spunto per scrivere i miei post, racconti o semplici scritti brevi con un esito apparentemente fine a sé stesso. apparentemente.
il paradosso? scrivere per un blog è un momento di solitudine che sfocia (altro paradosso) in un momento di incredibile comunità. e se ci pensate è fantastico, è fantastico vedere come due cose che cozzano come la solitudine e la moderna idea di "community" si equilibrino in un connubio perfetto.
una cosa mi sono accorto che ho imparato a fare, da quando ho intrapreso nuovamente questo "hobby serio": ad ascoltare, e a vedere (non a guardare, a vedere, capite la sottile differenza?). questo perché intorno a me, o tangentemente, accadono avvenimenti che mi colpiscono o anche che mi accarezzano e meritano di restare impressi. dato che la macchina fotografica non ce l'ho a portata di mano e che raccontarli è a volte troppo poco o lesivo di quella che chiamano privacy ma che credo sia più appropriato chiamare "diritto al cassetto personale della memoria", ho cominciato a "criptarli". e nascono così i post, che raccontano in maniera più o meno fedele, o anche "parafrasata" quello che ho vissuto anche in terza persona. forse nascere non è neanche il verbo più adatto: i post non piangono quando nascono, a volte fanno piangere prima, o meglio fa piangere ciò che è successo e che è stato criptato nel post stesso (e non è detto che non siano lacrime di gioia).
e così, un po', mi sento grato a tutti i "wilson" che mi fanno compagnia e, massì, facciamolo, ringrazio anche me stesso perché delle volte mi sento un po' tom hanks e la mia isola deserta, il blog, è quel "posto felice" di cui parlava il dr. cox in scrubs e in cui, davvero, nessuno può scalfirmi.
[c'è chi, di produzioni letterarie, ne ha fatto un blog, che per caso ho scoperto e che mi ha colpito. è questo qui]
Wow. 'zie.
RispondiEliminaRibadisco: aspetto un tuo racconto :)
Dovrò vedere Cast Away, mi par di capire.
beh, ti cercherò googlando e ti manderò qualcosa, se ti fa piacere :)
RispondiEliminaper quanto riguarda cast away...è un film lento, molto lento, ma non noioso. ho scomodato lo zio "stendhal" quando l'ho visto perché ti immedesimi proprio nel protagonista...
(Ok, allora aspetto, l'e-mail la trovi sul blog)
RispondiEliminaMi hai convinto. Lo vedrò. Mi piacciono i film lenti ma non noiosi.
ps Non avrai la mia auto. Banalmente non ne possiedo una.