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27 gennaio 2011

Gli interessi del conflitto.

E'quasi Natale. Qualche giorno fa ho preparato un grande albero con mia madre. Lo faccio più per passare del tempo con lei che per piacere. Anzi, se proprio vogliamo, io l'albero, il presepe e i pastorelli li odio. Per non parlare dei re magi, loro rischiano di andare a fuoco. Ma a mamma piacciono. Mamma è così buona. E' così ingenua che a volte mi sfiora l'idea che sia stupida. In fondo, è una maestra perfetta, quella che amano tutti i bambini, quella che ha insegnato a sei generazioni del mio paese, nonostante i suoi cinquant'anni appena compiuti, quella che quando la incontrano le dicono che è sempre la stessa, e quella per cui quando ti incontrano ti chiedono: ma tu sei il figlio della maestra?.
Ho avuto serie crisi d'identità da bambina. Poi, l'ho superato. In realtà è giusto sia così. Lei è la maestra dei buoni valori: l'unicef, telethon, il progetto per l'olocausto, la giornata della memoria, poveri ebrei di qua e poveri ebrei di là.
Poveri ebrei, per l'amor di Dio. (E' proprio il caso di dirlo). Ma, è qui che svela la sua ingenuità. Ecco. Se io sento la parola ONU, rabbrividisco. Se lei sente la parola ONU, spera. Io cerco di spiegarle le mie posizioni e mi reputa cinica. E' un po' come Babbo Natale e la Coca-Cola, tutti sanno ma nessuno ci crede, e si continua a bere coca cola e credere in babbo natale. Mia mamma non riesce a cogliere il problema dell'aver assegnato una terra a un popolo che lì sì c'era stato, ma 2000 anni prima. Perchè? Non è stupida. E' solo fiduciosa. Un sacco di gente la pensa come lei, non possono essere tutti pazzi, non possono essere tutti stupidi. Allora mi metto lì e le spiego che non deve lasciarsi indottrinare, che i palestinesi non hanno, poi, tutti i torti e che l'ONU doveva pensarci un attimo. I grandi conflitti hanno grandi manovratori. In genere, i protagonisti sono solo burattini. Decido allora che per Natale le comprerò un piccolo teatrino. I burattini li cucirò su misura. Un ebreo non sarà poi difficile da fare: barba, kippà, tunica ed è fatta. Il palestinese è un po' più complicato ma fattibile: barba un po' più aguzza, camicia e pantaloni in lino, occhi allungati. Bene. Loro sono i protagonisti simbolo. Sfondo del teatrino: una città distrutta. La città di entrambi, non fa differenza. Al di fuori della scena, ma con un'importanza più grande di tutto il teatrino, un signorotto, ipotetico rappresentante statunitense all'ONU. Uno vale l'altro.
Il giorno di Natale insceno il tutto. L'ebreo che odia il palestinese perchè l'americano l'ha convinto essere cosa buona e giusta (il fattore religioso non è trascurabile), il palestinese che odia l'ebreo perchè si è lasciato convincere dallo statunitense. E' così che iniziano i conflitti. E' così che mia madre diventa come l'ebreo. Si lascia convincere dal Mangiafuoco della situazione che purtroppo il fuoco non si limita a mangiarlo. Fortunatamente a mia madre manca il palestinese della situazione. Altrimenti nascerebbe un altro conflitto. Lei continuerà ad avere fiducia, già lo so, ma se non altro io ci avrò provato. Avrò fatto la mia buona azione natalizia, perchè del Natale sarebbe l'unica tradizione da salvare.
La persuasione crea il conflitto. Gli interessi creano la persuasione. I soldi creano gli interessi. I soldi creano soldi, diceva mia nonna, quindi, i potenti creano i soldi e, soprattutto li cercano. Il sillogismo è banale, ma persuasivamente subdolo. Forse basterebbero milioni di teatrini per porre fine al conflitto, ma non basterebbero miliardi di Teatri della Scala per porre fine agli interessi. L'uomo è un animale sociale, Aristotele aveva capito e io ho deciso di comprare a mia madre una scatola di tisane rilassanti per Natale.
Milgram (1963) dimostra che a fronte di fattori persuasivi quasi il 63,5% delle persone è disponibile a compiere azioni anche omicide nei confronti di soggetti sconosciuti.

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